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Epatite acuta nei bambini, 11 segnalazioni anche in Italia: cosa sappiamo finora

Due i casi finora confermati. Al Bambino Gesù un trasferimento d’urgenza. Ministero Salute: nessun legame epatiti acute e vaccino Covid.

Aggiornato il 24 aprile 2022, ore 12:33

Epatite acute bambini, Rezza: casi in Italia, Regioni allertate

4' di lettura

Pur senza ragioni di un allarme generalizzato, è sotto la lente anche in Italia l’epatite acuta pediatrica di natura sconosciuta già segnalata in Europa. Al 22 aprile sono giunte in totale 11 segnalazioni che fanno riferimento a pazienti di età pediatrica individuati in diverse Regioni italiane (Abruzzo, Emilia Romagna, Lazio, Lombardia, Marche, Sicilia, Toscana e Veneto) affetti da epatite. É quanto si legge nella nuova circolare diffusa il 23 aprile dal ministero della Salute per fare il punto su casi di epatite acuta riscontrati nell’ultimo periodo nei bambini. Solo due i casi confermati.

Un bambino di 3 anni ha sviluppato la patologia molto aggressiva e dopo un ricovero all’ospedale Meyer di Firenze è stato trasportato al Bambino Gesù di Roma, nell’ipotesi di un trapianto di fegato poi scongiurata. Altri due casi di epatite a eziologia ignota sono stati segnalati in Lombardia e i piccoli, ricoverati in osservazione, non sono in pericolo di vita.

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Circolare Salute: segnalare ogni eventuale caso epatite acuta

La nuova circolare, la seconda dopo quella del 14 aprile, sollecita la segnalazione di ogni eventuale caso di epatite acuta che risponda alla definizione di caso attualmente adottata dall’OMS. «Si raccomanda, in questa fase, volendo privilegiare sensibilità rispetto a specificità, di valutare ed eventualmente segnalare anche i casi parzialmente rispondenti alla definizione di caso. Si raccomanda altresì di prevedere in ogni caso la conservazione dei campioni biologici per consentire ogni altro eventuale accertamento ritenuto necessario».

Nessun legame fra vaccino Covid ed epatite bimbi

La circolare evidenzia anche che «non è stato identificato alcun legame con il vaccino anti Covid-19» nei casi di epatite acuta con causa sconosciuta nei bambini. E analizza anche la situazione epidemiologica internazionale. Nel Regno Unito, dove si è registrato il maggior numero di casi (108 al 21 aprile), «un questionario somministrato ai casi, su alimenti e abitudini personali, non ha identificato alcuna esposizione comune. Sebbene le indagini di laboratorio abbiano escluso in tutti i casi un'eziologia virale di tipo A, B, C, D ed E, le autorità sanitarie del Regno Unito considerano l'ipotesi infettiva la più probabile, dato il quadro epidemiologico e le caratteristiche cliniche dei casi. Tuttavia sono state avviate, e sono tuttora in corso, anche indagini tossicologiche».

Oms: trapianti per 17 bambini, un decesso

La malattia colpisce i bambini sotto i dieci anni. L’Oms in un recente aggiornamento ha rso noto che sono sono stati segnalati almeno 169 casi di epatite acuta di origine sconosciuta in 12 paesi del mondo. La maggior parte (114) nel Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord (Regno Unito) (114). Diciassette bambini (circa il 10% del totale) sono stati sottoposti a trapianto di fegato ed è stato segnalato almeno un decesso. Ogni anno ci sono casi di epatiti la cui origine non è nota ma è la frequenza di queste segnalazioni che ha fatto scattare l’allerta.

Sintomi più comuni

Tra i sintomi evidenti si annoverano l’ingiallimento della pelle e della sclera degli occhi, dolore nella parte alta destra dell’addome, nausea e vomito. I casi segnalati in Italia, ha spiegato Gianni Rezza, direttore della prevenzione del ministero della Salute, sono ora tutti sotto esame. «Il bambino è arrivato con una crisi respiratoria e dolore all’addome: è stato ricoverato la sera di mercoledì ed è peggiorato in modo improvviso il giovedì mattina. Non aveva sintomi riconducibili all’epatite. È dalle analisi al fegato che si è poi capito che poteva trattarsi di un caso sospetto di epatite acuta pediatrica», secondo quanto riferito da Pier Luigi Vasarri, il primario di pediatria dell’ospedale Santo Stefano di Prato che ha avuto in cura il bambino poi trasferito al Meyer e quindi nella Capitale. Il piccolo, di origine straniera, ha tre anni e vive a Prato con la famiglia. Tra gli accertamenti anche quelli per il Covid: il piccolo è risultato negativo ma aveva gli anticorpi alti. Non avendo fatto il vaccino i medici hanno dedotto che possa aver contratto il virus in precedenza. Ora il bambino è stabile e per le sue condizioni, allo stato, viene esclusa la necessità del trapianto di fegato.

Analisi in corso da Oms e Ecdc

Ma le indagini continuano a non fare chiarezza sulle cause: sono infatti negativi anche i primi esami virologici per l’adenovirus. «L’episodio di epatite acuta resta quindi ancora di natura da definire, come ne capitano diversi ogni anno», ha fatto sapere l’ospedale pediatrico romano. Un’origine infettiva è ritenuta al momento come la più probabile ma i casi non sono legati a epatiti virali note, come A,B,C,E. Oltre alle indagini svolte dalle reti nazionali sono in corso anche quelle condotte dall’Oms e dall’Ecdc.

Focus sull’adenovirus

Nel mondo scientifico mancano ipotesi validate circa la natura della malattia. Per l’infettivologo Massimo Galli il responsabile dell’epatite acuta pediatrica «potrebbe essere un virus che finora non abbiamo inquadrato. Trattandosi di bambini, se vi dovesse essere una trasmissione virale, penserei a una di tipo orofecale. Mentre sono da escludere legami con il Covid e con il vaccino». Poco probabile che siano epatiti tossiche, «perché queste sono in genere iperacute e la correlazione con cibo ingerito o con farmaco assunto è più facile da individuare». Tra i virus sospettati di essere responsabili dei casi c’è l’adenovirus. «Nel 70% dei pazienti in Inghilterra - dice Giuseppe Indolfi, responsabile del reparto di epatologia dell’ospedale, consulente dell’Oms e coordinatore del gruppo fegato della Società europea di gastroenterologia ed epatologia - è stato identificato l’adenovirus che è un virus molto comune, solitamente dà raffreddore, febbre, mal di gola, ma raramente dà epatite acute così gravi. È chiaro che la possibile associazione tra presenza del virus nel paziente e l’epatite deve essere vagliata con attenzione perché sarebbe qualcosa di nuovo e di diverso da quello che comunemente ci aspettiamo da questo virus».

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